Una volta mi trovavo a pranzo con un caro amico di Tel-Aviv, che se ne uscì con una barzelletta triviale e sanguinolenta sull’Olocausto.
L’effetto spiazzamento ha gelato gli astanti per almeno cinque secondi, prima che tutti scoppiassero in una fragorosa risata. Una risata che premiava non solo la barzelletta ma anche l’autoironia del narratore.
Del resto, sull’antisemitismo Woody Allen, il grande regista ebreo, ci ha costruito un mito cinematografico e ci ha regalato una delle battute più divertenti e amare del suo repertorio.
Non sono i 6 milioni di ebrei che mi preoccupano, è che i record sono fatti per essere battuti.
woody allen
Alcune persone potrebbero sentirsi urtate. Ma quello che intendo dire è: affrontare la lettura o la visione di un’opera sull’Olocausto non sarà necessariamente un’esperienza che devasterà le vostre vite mettendo a rischio l’integrità del vostro stato psicofisico.
Sotto questo aspetto è peggio l’ analisi.
Ad ogni modo, in questa selezione, data la delicatezza del tema, ho ritenuto di dover segnalare quanto le opere siano impegnative e classificarle in base al maggiore minore impatto emotivo e alla facilità di fruizione.

Prima di elencare le cinque opere che considero indispensabili, quelle che se non conoscete vi potreste beccare a buon diritto l’ettichetta di asini, ho inserito una selezione di cinque opere “minori” che, sebbene meno note, mi sembrano degne di attenzione.
Cinque opere minori
Elie Wiesel. La notte. Racconto autobiografico e potente testimonianza sulla sopravvivenza nei campi di sterminio. Paolo Maurensig. La variante di Luneburg. Romanzo. Un talento degli scacchi gioca una partita contro un avversario immaginario in un campo di concentramento. Raffinato, coinvolgente introspettivo.
Radu Mihaileanu. Train de vie. Film. Comicità e tragedia nel racconto della fuga di un gruppo di ebrei da un campo di sterminio.
John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe. Romanzo. Notissimo nella narrativa per ragazzi, il libro esplora l’Olocausto attraverso gli occhi di un bambino.
Fred Uhlman, L’amico ritrovato. Romanzo breve. L’ascesa del nazismo spezza l’amicizia tra Hns, ragazzo ebreo di famiglia borghese, e Konradin, giovane aristocratico tedesco. Considerato un classico della formazione per ragazzi.
I fondamentali
E ora la carrellata sugli indispensabili. Partiamo.
Steven Spielberg, Schindler’s List.
Film. Un imprenditore tedesco inizialmente indifferente alla tragedia dell’Olocausto mette a rischio la propria vita per salvare 1200 ebrei dallo sterminio. Capolavoro assoluto da uno dei grandi maestri della narrazione visiva, vincitore di 7 oscar e 3 golden globe, è considerata la più importante opera cinematografica sul tema. Non dimenticherete mai il cappottino rosso dell’innocenza che si eleva sul dramma di una storia senza colore. Molto fruibile. Emotivamente impegnativo.
Art Spiegelman. Maus.
Graphic novel. Storia struggente di un padre scampato all’Olocausto e di suo figlio. Sullo sfondo la memoria dell’Olocausto nell’iconica rappresentazione gatti (nazisti) e topi (ebrei). Vincitore del premio Pulitzer. Molto fruibile.
Maus è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia più. Quando due di questi topolini parlano d’amore, ci si commuove, quando soffrono si piange. A poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell’Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane, si è presi da un ritmo lento e incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con la disperata nostalgia di essere stati esclusi da un universo magico.
Umberto Eco
Anna Frank, Diario.
Celeberrimo diario della giovane ebrea tedesca simbolo della Shoah che morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nel 1945. Il primo libro che un essere umano dovrebbe leggere sull’Olocausto. Il primo che io ho letto. Fruibile. Emotivamente impegnativo.
Primo Levi. Se questo è un uomo.
Memoriale. Opera fondamentale nel patrimonio culturale italiano, la testimonianza meditata dell’autore nell’inferno di Aushwitz. Un capitolo del libro è dedicato al linguaggio in uso nei lager. In apertura, la poesia che ha contribuito alla grande fama del libro. Fruibile. Emotivamente impegnativo.
Considerate se questo è un uomo/Che lavora nel fango/Che non conosce pace/che lotta per mezzo pane/Che muore per un sì o per un no.
Primo levi
Hanna Arendt. La banalità del male.
Saggio. Nel 1963 la giornalista Hanna Arendt partecipa, come inviata del New Yorker al processo del criminale nazista Adolf Eichmann, burocrate ed esecutore del regime, organizzatore della macchina delle deportazioni, scoperchiando l’ordinarietà e la normalità di un uomo responsabile di uno dei più brutali crimini nella storia dell’umanità. Eichmann era un uomo qualunque, un uomo “banale”. Mediamente fruibile.
Bene, questi erano gli indispensabili e ovviamente li conoscete tutti e cinque nei minimi dettagli. Se così non fosse, beh per fortuna è lunedì. Avete tutta la settimana per recuperare.
Buona lettura e buona visione dalla vostra Viola
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