Questa mattina su Repubblica imperversavano una sfilza di articoli sulla vicenda Ferragnez. Mi hanno fatto venire in mente un film straordinario con Scarlett Johansonn e Adam Driver, Storia di un matrimonio. Che altro non è che la storia di una separazione.
E ho subito avuto l’eco di una conversazione inaspettata con Gioggiò. Stavamo guardando un film di Natale, banalotto in verità, in cui un bambino figlio di genitori separati veniva recapitato in stile pacco postale a casa di un padre incompetente. Mamma a me non succederà, vero? Ma cosa amore, il divorzio o il padre incompetente? Comunque stai tranquillo. Per il momento non ti accadrà nessuna delle due.
A quel punto mi sono sentita in dovere di aggiungere alcune perle di saggezza sul fatto che anche i figli dei genitori separati sono bambini molto amati, che le coppie sono libere di stare insieme e di lasciarsi, che Pannella ci ha lavorato sopra per tutta una vita e bla bla bla. Ho sentito l’obbligo di dirgli queste cose che non avrà capito perché anche se con Marito va tutto bene, non si sa mai nella vita.

Così basta con tutto questo rumore sulla vicenda Ferragnez, che diciamolo sono ormai a tal punto grotteschi che forse solo la coppia Totti Blasy può superarli.
Ferragnez? Anche meno.
Guardiamo qualcosa di più serio.
E se il cinema è un po’ lo specchio della realtà nonché portatore di istanze sociali, ci sono cinque film “fantastici” sul divorzio che meritano di essere visti almeno una volta nella vita per il loro valore artistico o sociale.

Podio
Bronzo. Storia di un matrimonio
Terzo posto al toccante Marriage Story di Noah Baumbach del 2019. Scarlett e Adam in un giorno di grazia, ci regalano una delle più belle interpretazioni della carriera. Un film maturo, raffinato, che racconta la fine di un matrimonio dalla insolita prospettiva del volersi bene in un originale capovolgimento del catulliano bene velle minus, per i comuni mortali vedi citazione in fondo alla pagina. Sullo sfondo, un sistema legale spietato e cinico che specula sulla sofferenza e spinge i divorzi oltre le reali intenzioni della coppia.
Oro. Divorzio all’Italiana
Scusate il campanilismo ma non posso non assegnare il primo premio al capolavoro di Pietro Germi del 1961, Divorzio all’italiana. In Italia non c’era ancora la legge sul divorzio. Al barone Cefalù, magistralmente interpretato da Marcello Mastroianni, innamorato di una giovanissima Stefania Sandrelli, non resta che escogitare un piano per liberarsi della povera Rosalìa. Sfruttando la vetusta legge sul delitto d’onore, un residuo patriarcale che prevedeva pene ridotte per i mariti traditi, abolita in Italia solo nel 1981.
Argento. Kramer contro Kramer
Secondo posto al già citato, nel mio post di ieri, Kramer contro Kramer. Non fosse altro che per la levatura del cast. Parliamo niente di meno che di Dustin Hoffman e di Maryl Streep, in un cult di Robert Benton del 1979. Cinque statuette tra cui Miglio film, Miglior regia, Miglior attrice e attore protagonista. Il primo film che affronta con assoluta delicatezza il tema del capovolgimento dei ruoli e la battaglia legale per la custodia dei figli.
Quarto e quinto posto.
Statuetta come miglior film straniero 2012 e numerosi altri premi a Una separazione, di Asghar Farhadi. La separazione tra Simin e Nader innesca un dramma giudiziario e sociale nella Teheran dei primi anni duemila.
Infine, impossibile non ricordare la Guerra dei Roses, con Micheal Douglas e Kathleen Turner appesi al lampadario del loro salotto, in una delle scene più amare di sempre. La fine di un matrimonio vista nella forma di una guerra senza quartiere per la spartizione dei beni. Non ci saranno vincitori.
Con tutta questa roba da vedere, lasciamo perdere i Ferragnez in cerca di followers. Non ci dicono assolutamente nulla di nuovo.
E se ancora non vi basta, prima di mettere mano al telecomando per fare i guardoni delle lacrime milionarie di Ilary o Chiara, vi suggerisco altri due film imperdibili sulla crisi di coppia: I. Bergman, Scene da un matrimonio e S. Mendes, Revolutionary Road
Buona visione dalla vostra Viola.
Adesso so chi sei: perciò, anche se brucio di fiamma più ardente,
Catullo
sei per me molto più vile e spregevole.
Com’è possibile, dici. Perché un’offesa del genere
impone l’amante ad amare di più, ma a voler bene di meno.
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