Era proprio un sabato mattina il giorno in cui incontrai Nanni Moretti, seduto ai tavolini di un bar della Roma bene, nei pressi di piazza Mazzini. Neanche a dirlo, doveva essere Aprile.
Con Gioggiò insaccato nella fascia porta-bebè e Marito alle prese con un cornetto alla crema, guardai con stupore la sagoma di un uomo dietro un giornale. Un vero, grande giornale di carta, dispiegato a mo’ di vela, che gli copriva metà del viso. Sull’altra metà non c’erano dubbi. Era proprio lui.
Marito! — dissi in preda a irrefrenabile entusiasmo – C’è Nanni Moretti!
Marito continuò ad affondare i denti nella pasta di burro, indifferente al mio sussulto di gioia.
— Marito— insistetti — e se gli chiedessi un selfie con me e Gioggiò?
— Ti ricordi Ecce Bombo? — mi disse lui. — Quando buca il pallone ai bambini sulla spiaggia? Non credo che gli piacciano i bambini. Comunque, fai come credi.
Leggo i sottotitoli: Viola, sei proprio una provinciale.

Torno a casa e, liberatami dalla fascia con neonato, acchiappo il telefono per chiamare Marisa.
— Ma lo sai chi ho incontrato stamattina?
— No, chi hai incontrato?
— Nanni Moretti.
— E ti sei fatta almeno un selfie?
— No, il selfie non l’ho fatto.
Quel selfie si aggiunge alla vastissima collezione delle foto che non ho scattato. Eppure lo immagino nel dettaglio: c’è Nanni Moretti in mutande che spinge me e Gioggiò fuori dall’inquadratura.
Il cinema in mutande
Che c’è. Non ve ne siete accorti che in tutti i suoi film, prima o poi, Moretti si mette in mutande? Non ve la ricordate la scena di Bianca, con lui nudo dentro il barattolo della Nutella? Per poter stare in mutande, ha perfino girato un intero film dentro una piscina romana. Palombella Rossa, naturalmente.
Ora, mi domando, questo stare in mutande è un’espressione di narcisismo cinematografico, o è un modo per mettere a nudo le fragilità dell’esistenza politica? Mi si nota di più se vengo o se non vengo?
Ed è subito morettismo.
Sì, perché narciso o non narciso, non possiamo dimenticare le battute che lo hanno reso celebre nei circoli di Roma Nord, giusto per stringere un po’ il campo.
Nanni moretti
• D’Alema, di’ qualcosa di sinistra!
• Le parole sono importanti!
• Faccio cose, vedo gente.
• Te lo meriti, Alberto Sordi!
Alcune scene mi fanno sempre ammazzare dal ridere, come quella in cui Moretti non regge la pressione del finale del Dottor Zivago e si mette a incitare il protagonista, come se potesse farsi sentire attraverso lo schermo. In Palombella Rossa. Certo, se non hai visto il Dottor Zivago, quella scena non la capisci.
A proposito, c’è un video che gira in questi giorni su Instagram: Monicelli fa a pezzi un giovane Moretti in una trasmissione TV. Gli dice: “Ti senti il nuovo regista della Nouvelle Vague italiana? I tuoi film sono al limite carini”.
Con tutto il rispetto per il maestro Monicelli, pace all’anima sua, l’accusa non fu così azzeccata. Lo dimostra la carriera cinematografica del nostro narcisista nazionale. Ed è peraltro vero che Moretti si è ispirato alla tradizione del cinema europeo impegnato. Il narcisismo è stato lo strumento per esplorare i fallimenti della società e della politica italiana dagli anni Settanta in poi.
In questo senso il suo cinema si può considerare snob: non è un cinema che parla a tutti, non tratta temi universali e si relega a cinema di nicchia. Insomma, Moretti parla a pochi.
Woody Allen. Il genio che ha portato sul grande schermo le contraddizioni e le psicosi della società borghese americana.
Il re del narcisismo.
Grandi similitudini, ma anche un grande divario.
Figlio della grande tradizione comica dei Fratelli Marx e del grandissimo Billy Wilder, Woody Allen è stato un innovatore, come Moretti. Più narrativo certo, più commerciale se volete. Ma anche più brillante, non possiamo negarlo. Un cinema raffinato e colto, nondimeno capace di attraversare il tempo storico e lo spazio geografico. Universale come i suoi temi: relazioni umane, amore, sesso, paura della morte.
Non sono un ipocondriaco, sono un allarmista.
Woody Allen
Le battute più divertenti? Cercatele sul web, ce ne sono per tutti i gusti, addirittura classificate per argomento.

Ancora oggi, se guardo un film di Woody Allen girato cinquant’anni fa mi diverto.
Se riguardo un film di Moretti, mi amareggio. Ne esco con la sensazione di aver partecipato alla seduta di un gruppo di auto-aiuto che non ha funzionato.
Allora, Moretti o Woody Allen per questo sabato di febbraio? Scegliete in base al vostro mood. Quanto a me non avrei dubbi, sceglierei Io e Annie. Del resto Ecce bombo l’ho rivisto ieri sera.
Buon week end e buona visione dalla vostra Viola Maris!
PS
Questo articolo non sarebbe stato possibile senza le elucubrazioni notturne e le chat dell’insonnia con la mia preziosissima amica Lilli.
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