Un libro salvavita

L’Avversario di Carrère è un libro salvavita. Un altro di quei libri che sono cascati tra le mie braccia senza che io lo volessi. Mi trovavo in una libreria di Roma e ho urtato un espositore con la borsa. L’Avversario mi è finito addosso.

Quando ho finito di leggerlo, ho preso coraggio e ho telefonato a mia cugina Rosanna: “Adesso smettila di dire cazzate a tutti. Lo so che da tre anni non dai gli esami all’università”.

Sgomenta, mi rispose che non aveva idea di cosa stessi parlando. Naturalmente lo sapeva benissimo e per fortuna prese la decisione giusta. Prima che il castello di bugie le si sgretolasse addosso, disse la verità. Cambiò facoltà e qualche anno dopo si laureò in lettere classiche con lode. Anche se quel desiderio non coincideva con le aspettative dei miei zii, che la volevano notaio.

Andammo tutti alla discussione di laurea e fu una grande festa.

L’Avversario mi ha aperto uno spaccato su nuovi mondi e nuove possibilità di scrittura. Emmanuel Carrère è per me il più brillante scrittore contemporaneo e anche il più vero, il più autentico. Con lui ho scoperto l’autofiction, ed è stata una rivelazione.

La menzogna come esistenza

La voce di Carrère ci conduce al cuore della vita di Jean-Claude Romand, un uomo apparentemente perfetto, marito padre e figlio esemplare, che il 9 gennaio 1993 ha sterminato la sua famiglia.

Nessuno, neppure i suoi amici più intimi, conoscevano la terribile verità. Romand non si era mai laureato. Ogni mattina salutava Florance e i bambini, fingendo di recarsi all’OMS per svolgere la sua professione di medico. Vagava per strade e parchi, senza avere nulla da fare se non pensare a come tenere in piedi la sua vita fittizia e a come ottenere i soldi che gli servivano a mantenersi. Romand, prima ancora che un assassino, fu un abile truffatore.

Carrère, attraverso gli atti del processo e attraverso il suo stesso sgomento, ci spinge nel vicolo cieco in cui si è infilato Romand, il luogo in cui Romand ha incontrato il suo primo e più duro avversario: se stesso.

La provincia e la facciata della rispettabilità

La storia di Romand è anche una storia di provincia. La provincia è il luogo dove le apparenze contano più della sostanza, dove un matrimonio felice, una casa ordinata e un lavoro rispettabile sono simboli imprescindibili di successo. Romand ha sfruttato il sistema: nessuno ha mai dubitato di lui, perché lui incarnava il prototipo del modello del borghese realizzato.

Carrère mette l’ipocrisia borghese senza concedere sconti. La provincia non è solo un luogo geografico, ma un modo di pensare: è il posto in cui si preferisce non vedere e non fare domande. Il silenzio della provincia è il vero complice di Romand: tutti hanno contribuito, senza volerlo, a mantenere in vita la sua menzogna.

Romand non è solo un bugiardo patologico, è il riflesso distorto di un’aspirazione collettiva: quella di una vita senza conflitti e senza fallimenti. È il sogno borghese portato al suo paradosso. Ma L’Avversario ci costringe a guardare cosa succede quando questo sogno diventa una gabbia, quando il terrore del fallimento è così grande da trasformarsi in distruzione e follia.

Perché leggere L’Avversario oggi

A più di vent’anni dalla sua pubblicazione, L’Avversario resta un libro attuale, perché parla della società in cui viviamo: una società ossessionata dall’apparenza, in cui il fallimento è un tabù e la costruzione di un’identità pubblica è più importante della realtà.

Carrère ci mette davanti a una domanda scomoda: quanto della nostra vita è autentico e quanto è costruito per gli altri? E cosa succede quando il peso della finzione diventa insostenibile?

Un libro per la domenica, non una lettura rilassante. Piuttosto, un viaggio nel cuore dell’autoinganno, da cui è impossibile uscire senza qualche domanda in più sui demoni che abitano la nostra esistenza.L

Buona lettura dalla vostra Viola!

La storia di Romand e delle vittime della strage è stata raccontata anche nel film L’avversario di Nicole Garcia del 2002.


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